Cagna piacevole cazzo di cavallo

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racconti erotici sesso con cavalli

racconti erotici sesso con cavalli Le erano sempre piaciuti i cavalli, sin da bambina, pensò Lucia mentre con la sua Smart bianca imboccava la strada sterrata che conduceva al maneggio.
Stava facendo buio.
Incrociò un paio di macchine che andavano via.
Al tramonto il maneggio chiudeva, ma lei ci stava andando per un altro motivo. Era iniziato tutto circa un anno prima, lo ricordava benissimo.
Quel pomeriggio si era attardata nella stalla.
Quando aveva sentito il cancello di ferro sbattere, aveva pensato che, chiunque fosse stato, lo avesse chiuso con troppa energia.
Si era trovata davanti, Fernando, il vecchio stalliere.
Era un tipo oltre la cinquantina, alto, robusto, completamente calvo e con un paio di grandi baffi scuri. Tra loro due non c’era mai stato un buon feeling, si erano detestati sin dal primo momento.
Fernando non sopportava quella signora quarantenne, bionda, sempre elegante, altezzosa ed arrogante, mentre lei lo considerava un pezzente, sudicio ed ignorante, da trattare con disprezzo.
Non si dissero nulla, lui la squadrò a lungo, fermando lo sguardo sui pantaloni aderenti da cavallerizza che le fasciavano il sedere e sulla maglietta attillata che metteva in evidenza i suoi grandi seni.
Lucia ebbe la sensazione che ci fosse qualcosa di strano e un brivido le passò per la schiena.
‘Ah, sei ancora qui, stronza!’
La parola finale la colpì come una frustata, ed impiegò qualche secondo a riprendersi.
‘Ma come si permette, domani parlo con il presidente e la faccio buttare fuori.’
Lo stalliere non sembrava minimamente impressionato dalle parole di Lucia e si fece più vicino.
‘Certo, dopo potrai fare tutte le telefonate che vuoi, se ne avrai ancora voglia.’
Il tono era minaccioso e lei cominciò ad avere paura: erano soli e le avrebbe potuto fare del male.
Le fu subito addosso e le bloccò le braccia.
Lucia scalciò, cerco di colpirlo con una ginocchiata, ma l’uomo era forte ed anche discretamente agile, così, in pochi secondi si trovò con le braccia legate insieme sopra la testa e fissate ad un gancio che pendeva da una trave del tetto.
Lo stalliere liberò una fune agganciata ad una trave di legno e tirò.
Lucia sentì un forte strattone verso l’alto e si ritrovò con le braccia completamente tese ed in punta di piedi.
‘Vedrai che dopo questa bella lezione, sarai più educata con me.’
Le arrotolò la maglietta fin sotto le ascelle, poi le sganciò il reggiseno, lei era come paralizzata, incapace quasi di respirare.
Riuscì a gridare solo quando l’uomo iniziò ad abbassarle i pantaloni.
Li fece scendere fin sotto al ginocchio, dove iniziavano gli stivali di cuoio, poi si dedicò alle sue mutandine.
Lucia gridò ancora, ma era l’unica cosa che potesse fare.
Fernando si fermò ad osservare il lavoro fatto. La donna era completamente denudata dalle spalle alle ginocchia. La pelle era molto abbronzata con esclusione delle video porno gratis con animali zone dove fino a pochi secondi prima indossava la biancheria intima, e questo evidenziava le forme rotonde dei suoi seni e delle sue natiche.
‘Allora, questa sera vedrò di insegnarti un po’ di educazione.’
Teneva in mano un frustino, con aria minacciosa e Lucia, che fino a quel momento era convinta che l’avrebbe violentata, si rese conto che la situazione era molto peggiore.
La colpì sulla pancia, non forte, ma sufficiente a causarle parecchio dolore, poi si spostò alle sue spalle e le diede due colpi sulla schiena.
Bruciava, faceva male, ma lei non poteva farci nulla.
La colpì sul sedere e Lucia gridò e sobbalzò, poi sulle cosce.
Si rimise di fronte a lei e la colpì più volte sulla pancia, il frustino lasciava dei brutti segni violacei e si sentiva indolenzita dappertutto.

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La colpì ripetutamente sui seni e allora Lucia si mise a piangere, lo supplicò di smettere.
Passò di nuovo dietro e prese a colpirla metodicamente sul sedere.
Lucia reclinò la testa in avanti e chiuse gli occhi, mentre il dolore si faceva più forte.
Sentì la tensione delle corde che si allentava e si rese conto che stava cadendo.
Ma non finì in terra, perché lo stalliere l’aveva sostenuta. Ora lei piangeva sommessamente, con il viso poggiato sulla spalla dell’uomo, ed i seni premuti contro il suo petto.
La fece camminare sostenendola e infine la costrinse a sdraiarsi su un mucchio di fieno.
Lucia sentiva i fili duri dell’erba secca che le pungevano la pancia e le gambe.
In quel momento si rese conto che, contrariamente a quanto si sarebbe dovuta aspettare, iniziava ad eccitarsi. Si sentiva umida e calda, in mezzo alle gambe ed il suo sesso si stava aprendo.
‘Allora, dopo questo primo assaggio, bisogna sistemare per bene il tuo culetto d’oro.’
Teneva ancora in mano il frustino.
‘Quando avrò finito con te, sarai una signora educata e remissiva, molto remissiva.’
Lucia pensò che non avrebbe potuto sopportare altri colpi, film porno italiano sesso con cavallo doveva farlo desistere, assolutamente.
‘Per favore, basta, altrimenti non potrò più cavalcare.’
‘E invece ti proverò che è possibile farlo anche con il sedere viola, anzi, può essere un’emozione nuova, molto interessante.’
La colpì decine di volte, non molto forte, ma con metodo e con gran precisione. Lei non poteva vedersi dietro, ma immaginava le sue natiche gonfie e violacee, solcate da decine di brutti segni.
Quando si ritenne soddisfatto la rimise bruscamente in piedi prendendola sotto le ascelle.
Lucia sbirciò solo un attimo il suo didietro, la pelle, prima bianca e morbida, aveva assunto una tonalità rosso-violetta ed il dolore era insopportabile.
‘Su, finisci di spogliarti, che ti faccio fare un giro.’
Come un automa, incapace ormai di ribellarsi, Lucia si tolse i vestiti e rimase nuda, in piedi di fronte allo stalliere.
Nuda e scalza, si sentiva piccola ed indifesa.
La fece camminare lungo il corridoio centrale della stalla, sentiva la terra e la paglia dura sotto la pianta dei piedi, mentre superavano i box dei cavalli del maneggio.
‘Ti farai una bella passeggiata con Moro.’
Moro era il cavallo più inquieto ed ombroso che avevano, solopornoitaliani a lei non era mai piaciuto ed anche l’animale, le poche volte che l’aveva montato, aveva mostrato di ricambiare i suoi sentimenti.
‘Per favore, non posso cavalcare in queste condizioni, la prego …’
‘Guarda è già sellato, pronto per te.’
La sollevò di peso e la issò sul cavallo.
Lucia atterrò bruscamente sulla sella e non riuscì a trattenere un grido di dolore.
‘Ma… le staffe?’
Si era accorta che Fernando non aveva montato le staffe, così le sue gambe penzolavano libere sui fianchi del cavallo.
Lo stalliere si mise in sella ad un altro cavallo ed uscirono.
Si rese conto subito di che tormento sarebbe stata una passeggiata in quelle condizioni.
Le aveva dato un cavallo difficile, scontroso, che tendeva ad assumere un andatura irregolare, piena di sobbalzi, cosa che lei avrebbe voluto assolutamente evitare date le sue condizioni, e poi, la mancanza delle staffe la costringeva a subire il movimento dell’animale, era come un sacco di patate sballottato su un carretto.
Ad ogni passo le sue natiche nude e gonfie strusciavano e sbattevano sul cuoio della sella, facendola gemere di dolore, per non parlare del fatto che, in primavera, di notte, la temperatura non era adatta ad andare in giro nudi.
Eppure nonostante tutto ciò, si rese conto che si stava eccitando sempre più, forse dipendeva dalla sella che strusciava sulla sua vagina aperta, oppure era quella esperienza nuova, in teoria terribile, che invece la stava avvincendo.
La passeggiata notturna durò una mezzora e, quando fecero ritorno al maneggio, lo stalliere dovette prenderla di peso e metterla giù, perché Lucia non era assolutamente in grado di smontare da cavallo.
L’aveva lasciata qualche minuto, sofferente e stremata, appoggiata alla porta del box di Moro, poi le aveva parlato di nuovo.
‘Sei stata molto brava, ora un’ultima cosa, per farmi vedere che sei diventata una signora veramente ubbidiente.
Mi devi solo succhiare il cazzo e poi te ne puoi tornare a casa.’
Lucia si era scossa ed aveva alzato la testa.
Questo era veramente troppo, ora poteva bastare.
‘Non ci penso neanche a fare una cosa simile …’
Lo stalliere le aveva mostrato minaccioso il frustino, impugnandolo questa volta per la parte stretta.
‘Allora preferisci che ricominci a frustare il tuo bel sederino, magari usando il frustino dalla parte grossa. Non hai idea di come ridurrebbe le tue belle chiappe. Sono sicuro che dopo un simile trattamento saresti disposta a succhiare l’uccello anche a Moro.’
Naturalmente Lucia aveva ceduto e si era inginocchiata davanti allo stalliere che intanto si era aperto i pantaloni. Dopo quella sera, per un mese buono non si era più fatta vedere al maneggio, poi lentamente aveva ripreso a frequentarlo, dapprima andando solo di pomeriggio, quando il posto era molto affollato.
Però, tutte le volte che vedeva da lontano, Fernando, lo stalliere, ripensava a quella volta e si rendeva conto che, stranamente, si eccitava.
Così una volta era andata a cavalcare più tardi e, come quella sera, si era attardata.
Non aveva dovuto aspettare molto, dopo qualche minuto che era nella stalla, aveva sentito sbattere il cancello ed era comparso Fernando.
Ormai era parecchio tempo che passava, ogni tanto, una serata al maneggio con lo stalliere. Naturalmente non la puniva con quella durezza, ormai era diventata una signora ubbidiente, molto ubbidiente e bastavano pochi colpi di frustino per sottomettersi completamente.
Pochi colpi, sufficienti a farla godere e poi, alla fine di tutto, con la pelle che ancora le bruciava, si avvicinava a quell’uomo rozzo che aveva sempre creduto di disprezzare, si avvicinava strisciando sulle ginocchia, con i pantaloni e gli slip abbassati, con la maglietta sollevata ed i seni nudi, finché non si fermava di fronte a lui, che l’aspettava con i pantaloni aperti.
Sapeva bene cosa doveva fare una signora ubbidiente, molto ubbidiente.
Prima liberava il suo pene, già parzialmente eretto, dalle mutande, poi iniziava a carezzarlo, a leccarlo, finché non era duro a sufficienza.
Solo a quel punto poteva metterselo in bocca.
Aveva imparato a seguire bene i tempi dell’uomo, sapeva bene quando accelerare e quando forzare il ritmo, e, soprattutto, quando era giunto il momento in cui lui le avrebbe riempito la bocca di sperma, che lei avrebbe dovuto inghiottire fino all’ultima goccia. Lucia parcheggiò la Smart nel piazzale e si diresse verso l’edificio del maneggio.

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