racconti erotici sesso con animali

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“Pronto?”
“Sì, buongiorno, sono Federico Minossi, chiamo per l’annuncio sul giornale”.
“Ah, sì, io sono Claudia, la ragazza dell’annuncio”.
“Senta, vorrei sapere se quell’offerta è ancora valida”.
“Sì sì, quell’annuncio è ancora valido, sto ancora cercando offerte di lavoro”.
“Bene, allora avrei bisogno della sua collaborazione”.
“Nessun problema, ci possiamo vedere per metterci d’accordo, mmm… vediamo… oggi pomeriggio può andare?.
“Perfetto signorina, per oggi pomeriggio, Via Poretti al numero 34, così definiamo bene la cosa”.
“A oggi, Signor Minossi”.
“A oggi, allora”.
“Arrivederci”.
“Arrivederci”.

“Molto bene” pensò Claudia, “forse riesco a racimolare qualche soldino e poi parto”.
Aveva fatto inserire l’annuncio sulla Gazzetta di Paderino un mese prima, nella speranza che in molti la chiamassero.
E in effetti l’avevano chiamata, aveva lavorato abbastanza, non tutti i giorni, però il numero dei suoi clienti stava crescendo.
Aveva bisogno di quei soldi, doveva raggiungere Manuel in Spagna, e poi, una volta lì, avrebbe fatto di tutto per restarci, trovare un lavoro, e vivere finalmente con Manuel.
Quel genere di lavoro le piaceva, niente bambini viziati, sesso con animali niente pianti, niente cambi di pannolini o rompimenti vari nel parco, ecc… ecc…
Ci aveva pensato un po’ su, aveva sondato il terreno, ed era giunta alla conclusione che ci fosse un bel margine di guadagno, soprattutto nella zona delle famiglie ricche.
Se non ricordava male, Via Poretti stava proprio da quelle parti, in quel quartiere così invidiato.

Quel pomeriggio, uscì tutta in tiro, perché voleva fare una buona impressione a quelli che, ne era sicura, sarebbero stati suoi nuovi clienti.
Non si sbagliava, la strada era una di quelle traverse di Via Uttici, piene di ville allineate, più o meno grandi, e si disse di tenersi alta con la richiesta economica.
Suonò il campanello, e venne ad aprirle una cameriera, molto giovane, dell’est europeo, coi i tipici lineamenti slavi, molto definiti, ma anche affascinanti, e la pelle chiarissima.
“Buona sera, sono venuta per un appuntamento con il Signor Minossi, mi chiamo Claudia Fasconi”.
“Sì, il signore me l’ha detto, prego, entri e si accomodi, il signor Minossi sarà subito da lei”.
Claudia si sedette su un morbidissimo divano, al centro di una stanza enorme, dal pavimento di marmo a scacchi bianchi e neri.
“Accidenti, proprio coi soldi questi qua” pensò, e intanto si guardava intorno, ammirando l’arredo e le rifiniture, la grande scala che saliva lungo una parete, il soffitto altissimo e inondato di luce.
Non fu il Signor Minossi a distoglierla dalle fantasie di una vita simile, ma una donna sulla trentina, bionda, coi capelli lisci, divisi al centro da una scriminatura perfetta.
“Buonasera Signorina, sono Giada Minossi, la moglie del padrone” e disse strizzandole l’occhio con simpatia, “mi ha detto di dirle che sta sbrigando una telefonata e poi arriva”.
“Grazie, io sono Claudia Fasconi, e spero di potervi aiutare”.
E si strinsero la mano.
“Per fortuna abbiamo letto il suo annuncio, altrimenti non avremmo saputo dove andare a sbattere la testa” le disse la signora, “sa, tra due settimane dobbiamo partire, e avevamo urgenza di sistemare questa cosa, per essere tranquilli… ah, ma ecco che arriva mio marito. Vieni caro, non fare perdere alla signorina altro tempo, avrà da fare anche altro che non star qui ad aspettarti”.
“Mia moglie ha sempre voglia di scherzare. Benvenuta zoofilia sesso con animali signorina, e scusi il ritardo, ma uno scocciatore mi ha trattenuto sui fili più del necessario”.
“Buonasera Signor Minossi” disse Claudia, ripetendo nome e cognome anche a lui.
Minossi era un omone, di quaranta-quarantacinque anni, massiccio, e tutta quella forza stava a malapena nei vestiti.
“Signorina Claudia, non so se mia moglie le ha già…”.
“No, non l’ho messa al corrente dei particolari, certa che l’avresti fatto tu” lo interruppe la moglie.
“Perfetto, il punto è questo. Noi abbiamo un alano, Byron, e tra due settimane partiamo. Lei dovrebbe badare a lui, fino al nostro ritorno. Katia, la cameriera, non può fare tutto, però potrà contare sul suo aiuto nel caso ce ne fosse bisogno”.
Claudia ebbe nella mente un lampo con l’immagine di un alano: un cane enorme, uno dei più grossi, e lei non aveva mai avuto a che fare con cani di quella mole.
“La cosa la spaventa?” le chiese Minossi, scrutandola in viso.
“No” disse Claudia, “è che è un cane gigantesco, non so se…”.
“Niente paura” la anticipò Minossi, “è buono come un agnellino. Certo la mole è quella che è, ma può chiedere a Katia, che lo conosce già da un anno. Katiaaa” chiamò Minossi.
La ragazza accorse.
“Dì alla signorina come è mansueto Byron”.
Katia lodò la bontà del cane, dicendo che in tutto quel tempo non le aveva mai dato problemi, ecc…
Claudia tentennava.
Allora Minossi le fece vedere Byron, la sua andatura ciondolante e goffa.
Un gigante di cane, non c’è dubbio, ma non sembrava affatto pericoloso.
Dopo le mille preghiere dei Minossi, le loro rassicurazioni appassionate, quando le comunicarono quello che erano disposti a darle, Claudia si convinse.
Avrebbe concluso il lavoro, e poi arrivederci a tutti, sarebbe subito volata da Manuel, il suo amore.
Due settimane accudendo Byron sarebbero passate presto.
E poi c’era anche Katia che l’avrebbe supportata.
L’accordo fu stipulato, tra la soddisfazione generale.
Claudia avrebbe utilizzato le due settimane prima della partenza, per familiarizzare con il cagnone, per conoscerlo meglio ed entrare nel suo orizzonte quotidiano.
Fu molto facile fare amicizia con Byron, molto di più che con certi aborti di cani, mezze seghette di stronzetti che abbaiavano sempre, selezionati nei secoli dalle più pregiate e ricercate razze del pianeta.

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I signori Minossi partirono come previsto, e fecero tutte le raccomandazioni a Claudia, che si erano presi molto a cuore, soprattutto dopo che lei ebbe loro raccontato i suoi progetti con Manuel in terra di Spagna.
I Minossi avevano ascoltato la ragazza attentamente, incoraggiandola e rincuorandola che avrebbe di certo realizzato i suoi desideri.
Alla partenza c’erano tutti: i Minossi, Katia, Claudia e Byron, che sembrava non patire molto per il fatto che i padroni se ne andassero.
Ci furono i saluti, e solo una cosa colpì Claudia: le parve di vedere la signora Minossi baciare sulle labbra, indugiandovi un po’ troppo a lungo, la bella Katia.
Dimenticò presto, pensando a una grande confidenza tra le due donne, o magari a dei modi di salutare in voga nei paesi dell’est, a cui alla signora Minossi piaceva cedere ogni tanto, o forse chissà, aveva visto male, aveva creduto di vedere.

Tutto filò liscio, con Katia e con Byron, le giornate trascorrevano allegre, all’insegna del buon umore, e Katia era davvero simpatica, distraeva e discuteva vivacemente con Claudia, e diventarono molto amiche.
Byron non era un fastidio, anzi era buffo vederlo incedere con il suo passo elastico, e arrivarono presto gli ultimi giorni di lavoro per Claudia.
Quel cane le si era anche affezionato.
A volte le si sdraiava accanto, ronfandole contro, e lei lo accarezzava, porno con animali le piaceva sentire sotto le mani quel manto lucido, quel torace possente per un cane, i muscoli che guizzavano come lingue di fiamme, il respiro profondo.
Si era scoperta, quasi per caso, a massagiare Byron vicino al pene, a tenergli i testicoli tra le mani, con lui che dormiva beato.
Claudia l’aveva fatto con tanti altri cani, con quelli che le piacevano veramente.
E Byron era uno di questi, e lei non ci trovava niente di strano a toccare quegli attributi canini, tanto più che Byron era molto ben dotato, vista la sua taglia.
Claudia rimaneva di stucco, mentre passava la mano sul cazzo del cane, a vederlo emergere, ingrossarsi, diventare così rosso come un peperone.
E come diventava grosso.
Era paragonabile a quello di un uomo.
A Claudia mancava molto il cazzo di un uomo, e masturbare Byron le dava una grande felicità.
Guardava il muso del cane, la lingua penzoloni, lo sguardo perso nel vuoto, completamente ebete, e lei lo masturbava, gli teneva tra le mani il cazzo rosso e gonfio, lo menava, e intanto si accarezzava la fica, aspettando che Byron le sprizzasse sulla mano per aumentare i colpi sul clitoride e godere anche lei, divinamente.
Claudia non lo sapeva, ma la cameriera la spiava, e godeva di nascosto delle attenzioni della ragazza per il cane.

Poi un giorno Byron si fece male alle zampe anteriori.
Katia lo fasciò con una grande abilità, come se fosse stata addestrata a farlo, e Claudia lo coccolò moltissimo, cedendo di nuovo alla voglia di toccarlo.
Arrivò a fargli un pompino, e a sentirsi scorrere in bocca quella sborra di cane, per poi correre in bagno a sputare tutto.
Quella stessa sera, Katia si fece avanti, mentre Claudia succhiava Byron.
La ragazza, colta sul fatto, non poté discolparsi, ma Katia le disse che da un po’ la spiava, e che anche a lei piaceva giocare con Byron a quel modo.
Katia disse anche che si era fatta leccare la fica dalla lingua spessa e rasposa del cane, provando sensazioni inaudite.
Le due si trovarono d’accordo, e si fecero leccare entrambe, venendo nella bocca di Byron.
“Gli piaci molto” disse Katia.
Claudia rise per schermirsi.
“Dico sul serio, lo vedo dalla faccia, quel porcone di un cane ti scoperebbe pure”.
“Ma dai” disse Claudia, “è enorme, pesa un casino”.
“Come un uomo” ribatté l’altra “non ti sei mai fatta scopare da un cane? Non ci credo!” continuò.
Claudia fece no con la testa.
“Sono bravissimi, a volte meglio degli uomini” disse Katia, “guarda” e infilatesi due dita nella fica, le passò sul muso di Byrone e poi le riportò alla fica, e il cane già eccitato, fece mostra di volerla montare.
Così Byron montò Katia, la scopò, finché la ragazza gli ordinò di smetterla, e il cane a quell’ordine smise.
“Visto, ubbidisce ai comandi, l’ho addestrato alla perfezione, nessuna paura, puoi provare anche tu” disse a Claudia.
Claudia aveva provato una grande voglia, un forte desiderio nel vedere l’altra cavalcata così da quella bestia, e si lasciò convincere.
Era un cane così bello, e poteva smettere a comando.
Claudia si mise a quattro zampe.
Katia si lavò le mani, le immerse nella fica di Claudia ripassandole sul muso del cane, per poi guidarlo alla passera che doveva fottere.
“Ci penso io a mettertelo dentro, così è più facile” disse Katia, “ecco, appoggiati sul divano, che senti meno il peso”.
Claudia era pronta a prendersi il cazzo del cane nella fica, pronta a provare quella nuova emozione, fiduciosa di aprirsi.
Ma Katia all’ultimo momento, le infilò il cazzo di Byron nel buchetto del culo.
“Ti sei sbagliata, Katia, hai sbagliato” disse Claudia inascoltata.
“Fotti Byron” gridò Katia.
E il cane eseguì l’ordine impartitogli.
“Katia, ti prego, mi fa male, me l’hai messo nel culo”.
“E’ lì che dovevo mettertelo, stronza” e intanto era pronta a scattare delle foto con una macchina fotografica, e la porta si spalancò, ed entrarono i signori Minossi, il marito filmava la scena con una telecamera, la moglie si sgrillettava la passera, ben visibile attraverso la vestaglia aperta, e menava il cazzo del marito.
“Brava Katia” disse Minossi, “anche stavolta hai fatto il tuo dovere”, e slinguò la cameriera.
“Vi prego, aiutatemi” urlava intanto Claudia.
“Fotti Byron, fotti” insisteva Katia.
E invero il cane fotteva come un indemoniato, teneva sotto di sé la povera Claudia, con le forti zampe, e le scopava il culo a velocità impossibile per un uomo.
“Aaaaaaah! Che goduria tutto questo” esclamò Minossi, beato per quella visione.
“Vieni qui, Katia, mentre scatti le foto, voglio leccarti la fica, e voglio godermi lo spettacolo di quella troia fottuta, di quel culo sfondato dal mio Byron. Ah Byron, ti ricordi quando sfondavi il culo alla tua mammina?” disse la Minossi, e così dicendo ebbe un orgasmo fortissimo, leccando la fica di Katia.
Claudia non ce la faceva più, si sentiva il culo spaccato dalla foga di quel cane indiavolato, e non riusciva a divincolarsi in nessun modo.
Poi Byron le sborrò nel culo, una lunga siringata di sperma canino, e subito scivolò via con il cazzo che si ammosciava.
“Bravo Byron, bravissimo” disse Minossi, “proprio un gran bel lavoro”, e filmava l’ano di Claudia, che si contraeva e si rilassava, a un ritmo pulsante, rilasciando filetti della sborra di Byron, che le colavano lungo le cosce.
“Le hai fatto davvero un bel culo” concluse la signora Minossi, “e brava anche Katia, come al solito”.

Claudia fu una delle tante vittime delle macchinazioni di quella coppia e della loro cameriera.
Quella casa custodiva chilometri e chilometri di nastro, album su album di foto e diapositive, in cui donne più o meno giovani, cedevano puntualmente alle attrattive di un grosso alano di nome Byron.
Claudia, mentre volava verso il suo sogno spagnolo, ripensò a quell’esperienza così umiliante e mortificante: lei filmata e fotografata, mentre un cane la incula.
Ripensò anche all’orgasmo avuto quel giorno, mentre quel cazzo di cane le pompava il culo, per poi innaffiarglielo di sborra.
Non riuscì mai a perdonarsi di aver goduto a quel modo, anche se il ricordo le fu sempre, suo malgrado, piacevolissimo.